Se fossimo in grado di fornire a ciascuno la giusta dose di nutrimento ed esercizio fisico , ne’ in eccesso ne’ in difetto, avremmo trovato la strada per la salute.
(Ippocrate, 460-377 a. C.).
Anche nel Corano (650 d.C.) ci sono riferimenti alla salute:
Ci sono due grazie, di cui è priva la maggioranza degli uomini e di cui essi non apprezzano il valore: la salute e il tempo libero.
Arthur Schopenhauer (1788-1860) che è stato un filosofo e aforista tedesco, uno dei maggiori pensatori del XIX secolo, nonché di tutta la filosofia occidentale moderna ha scritto:
La salute non è tutto ma senza salute tutto è niente.
Adelle Davis, (1904-1974) scienziata americana che ha dedicato la sua vita alla ricerca sull’alimentazione, ha detto:
Migliaia e migliaia di persone hanno studiate le malattie. Quasi nessuno ha studiato la salute.
Ma cosa significa salute?
Salute è la condizione di benessere fisico e psichico dovuta a uno stato di perfetta funzionalità dell’organismo.
Perché definire la salute?
Definire la salute è fondamentale perché se non lo facessimo non avrebbe alcun senso affermare quanto sia importante il perseguimento della salute e definire gli strumenti per garantirne l’accesso. Dobbiamo sapere cosa cerchiamo e cosa perseguiamo per rendere il discorso sulla salute un discorso sensato. Il concetto di cosa debba intendersi con il termine “salute” si è modificato nel tempo.
La prima trasformazione è avvenuta negli anni ’70, quando l’Organizzazione Mondiale della Sanità ha suggerito l’opportunità di abbandonare la tradizionale definizione negativa della salute come «assenza di malattia» per abbracciare una definizione in positivo che concepisce la salute come «uno stato di completo benessere fisico, mentale e sociale» . Per alcuni versi, questa definizione può apparire irreale, utopistica, forse un po’ troppo simile al concetto di «felicità» e potrebbe essere addirittura dannosa! Il benessere completo rischia di esistere solo sulla carta. Basterebbe un piccolo acciacco, una lieve alterazione dei nostri valori del sangue o di altri parametri fisiologici per sentirci esclusi da questa definizione.
Tuttavia questa evoluzione è stata importante, perché ha introdotto un salto di prospettiva dalla semplice “salute dell’organismo” alla “salute della persona”.
L’aumento della vita media e delle malattie croniche ci hanno costretto a rivedere alcuni concetti, come per esempio “benessere” o “autonomia”. Nel 2011, la OMS ha definito la salute come: ” … la capacità di adattamento e di autogestirsi di fronte alle sfide sociali, fisiche ed emotive”. Di conseguenza la prima domanda alla quale rispondere è: come possiamo incentivare questo adattamento che è la base della nostra salute?
Inoltre ci domandiamo se per i medici è ancora valida l’equazione salute = assenza di malattia.
Il dott. Robert Smith, in un suo articolo (The end of disease and the beginning of healt, BMJ, 8 LUGLIO 2008) commenta:
La salute è una illusione e se lasciaste fare ai medici esami genetici e sanguigni, state sicuri che troverebbero sempre qualcosa che non va…
Poi propone un esempio utile per sottolineare un nodo cruciale nella pratica medica:
“Pensate a Lucy: il suo cuore è capriccioso, soffre di asma, di diabete e di artrite. Ha uno specialista per ogni patologia. Lucy, però, non è molto interessata al suo quadro clinico e non è preoccupata di morire. Vuole andare, prima di morire, a trovare il figlio che vive in Australia e da quando il marito è morto, la sua vita non è più stata la stessa. Lucy ha bisogno di una agenzia di viaggio e non di 5 dottori!”
L’esempio serve a Smith per sottolineare un aspetto fondamentale e spesso trascurato. Dovrebbero essere le persone e non le malattie al centro delle preoccupazioni sanitarie.
Le definizioni successive di salute hanno ulteriormente allargato la prospettiva dal singolo individuo alla sua relazione con il contesto ambientale in cui vive, definendo la salute come una “condizione di armonico equilibrio funzionale, fisico e psichico” dell’individuo dinamicamente integrato nel suo ambiente naturale e sociale. Quindi, possiamo affermare che il livello complessivo di salute dell’individuo dipende da queste tre dimensioni e possiamo immaginare la salute come un triangolo, i cui lati rappresentano simbolicamente le tre dimensioni già citate (fisica, psichica, sociale). Star bene, dunque, non è qualcosa di assoluto, ma può significare condizioni differenti per differenti persone. Interrogandoci su cosa significa «star bene» ognuno di noi, può giungere facilmente ad identificare le dimensioni del concetto di salute, che abbiamo detto essere:
- dimensione fisica: come sta il mio corpo
- dimensione psichica e relazionale: come sto con me stesso e con gli altri
- dimensione sociale: come mi tocca vivere
Anche gli standard personali relativi a ciò che può essere considerato uno stato di buona salute possono variare. Un anziano, ad esempio, può dire di stare bene quando, nonostante l’artrite e la bronchite cronica, riesce ad uscire per fare la spesa. Ognuno valuta la propria salute soggettivamente in base alle proprie norme ed esperienze: per cui misurare la salute è estremamente complesso. Nel campo dell’assistenza sanitaria, attraverso il processo di accertamento dei bisogni, si mira a reperire le informazioni necessarie per attuare dei cambiamenti in grado di incidere positivamente sulla salute della popolazione, tenendo presente che spesso le risorse disponibili sono limitate.
Quale è la definizione di “bisogno di salute”?
Un “bisogno” di salute può essere definito come la capacità di trarre beneficio non solo da un qualsiasi intervento di assistenza sanitaria, ma anche da modificazioni di tutti i determinanti sociali ed ambientali che influenzano in modo rilevante lo stato di salute; ne consegue che molti bisogni di salute non possono essere affrontati con interventi di tipo medico. L’accertamento dei bisogni di salute consiste in un metodo sistematico non basato soltanto sull’ascolto dei pazienti o sull’esperienza personale dei singoli medici.
Il processo di accertamento dei bisogni dovrebbe portare rapidamente a dei risultati determinando le priorità che, nella maggior parte dei casi, dipendono dalle caratteristiche demografiche, dalle malattie più comuni, dai bisogni sociali della popolazione.
Definire i bisogni solo sulla base dell’esperienza dei Medici di Medicina Generale non è corretto, in quanto la percezione dei bisogni da parte dei medici differisce da quella dei pazienti e la domanda è diversa dal bisogno. Nelle decisioni che riguardano l’erogazione dell’assistenza primaria, per diversi motivi, bisognerebbe coinvolgere le comunità locali rappresentate anche dai cittadini. Infine, il processo di accertamento dei bisogni deve far sì che i risultati ottenuti siano tradotti in politiche e azioni in grado di produrre dei cambiamenti positivi. Nel prossimo futuro, il Servizio Sanitario potrà sviluppare nuovi processi, per la tutela della salute, in cui la popolazione avrà un ruolo attivo. Le attività sanitarie devono comprendere una sempre maggiore e più efficace comunicazione su comportamenti e stili di vita. La sanità pubblica potrà mettere la collettività in grado di operare scelte che migliorino il proprio stato di salute e benessere e potrà fare in modo che sempre più e sempre meglio l’operatore sanitario sappia stimolare, nelle persone, la motivazione e la capacità di fare scelte di salute, specialmente dove sono in causa comportamenti che possono difenderla: alimentazione, attività fisica, consumo di alcol e tabacco, malattie a trasmissione sessuale, abuso di farmaci.
A cura della Dott. ssa Anna Coppola
già Dirigente Biologo ASL NA 1 – Centro